Il Territorio

Cose da donne: il potere degli amuleti sardi

Kokko, pedra de s'oju, pinnadellu e sabeggia. Sono alcuni dei nomi con cui vengono chiamati gli amuleti preparati in tutta la Sardegna come gioielli portafortuna o 'antidoti' contro il malocchio.

Scacciare il malocchio Ci si creda davvero oppure no, l'uso di questi amuleti è ancora molto diffuso. Appuntati all'interno di una borsa, montati come orecchini o appesi con una spilla nella culla dei propri bimbi, questi arcaici gioielli sono fatti sempre con gli stessi materiali: l'argento, l'ossidiana nera, il corallo rosso e gli occhi di Santa Lucia, ricavati dalle conchiglie di piccoli molluschi. Il loro potere? Annullare le cariche magiche negative e difendere chi li porta dal malocchio. Per avere effetto, si devono ricevere in dono (mai comprarli) e vanno indossati fino a quando non si rompono (è il 'segno' che hanno portato a termine il loro compito).

L'ossidiana del monte Arci La pietra nera che si trova negli amuleti sardi viene quasi tutta dal monte Arci, massiccio di origine vulcanica situato nel centro dell'isola. Un minerale usato fin dall'età preistorica per fare utensili o armi, poi diventato elemento fondamentale di questi gioielli dalla funzione apotropaica. Ma non solo. Può essere utilizzato per un piccolo rituale da compiere per sbloccare i propri nodi energetici e liberare la creatività: basta metterlo sotto la pianta del piede destro per fortificare il lato emotivo, sotto quello sinistro per ritrovare le energie perdute.

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