Il Territorio

Il popolo tabarchino come Patrimonio Unesco

Nuovi passi in avanti per il riconoscimento del popolo tabarchino - abitanti di Carloforte e Calasetta compresi - come patrimonio immateriale dell'Umanità dell'Unesco. Regione Liguria e Comune di Genova in prima linea a sostegno della candidatura. 

Tabarchini Patrimonio immateriale dell'Umanità (UNESCO)

"L'epopea del popolo tabarchino rappresenta un unicum nella storia del Mediterraneo, restando legata alla vicenda di una comunità, il cui nucleo originario parte da Pegli, cresce nel corso degli anni con apporti da altri luoghi del Mediterraneo e si sposta, per varie vicende, da isola a isola". Questo il 'cuore' della richiesta avanzata dalla Regione Liguria e dal Comune di Genova all'Unesco, per chiedere l'inserimento della comunità originaria di Pegli - a cui si deve la nascita dei paesi sardi di Carloforte e Calasetta - fra i 'beni' inseriti nella lista Patrimonio immateriale dell'Umanità. Così come già accaduto, per quanto riguarda il nostro Paese, all'arte dei pizzaioli napoletani, al canto a tenore della cultura pastorale sarda, alle processioni delle grandi macchine a spalla (fra cui la 'faradda di li candareri' di Sassari) all'Opera dei Pupi siciliana, alla falconeria, alla pratica agricola della vite ad alberello di Pantelleria, al saper fare liutario di Cremona e alla dieta mediterranea italiana. 

La storia dei tabarchini

L'epopea del popolo tabarchino inizia del 1500, quando un gruppo di pescatori pegliesi salpa da Genova, insieme alla nobile famiglia dei Lomellini, alla volta dell'isola di Tabarca, in Tunisia, per incrementare le attività di pesca del corallo. Un periodo fortunato, quello in terra africana, durato due secoli, fino alla crisi derivata dalla diminuzione del corallo e dalle incursioni dei pirati, che portarono i pegliesi a trasferirsi altrove. Dove? Nel 1737 gli ormai tabarchini decisero di puntare sulla Sardegna chiedendo al suo re di allora - Carlo Emanuele III - di potersi insediare nelle isole di San Pietro e Sant'Antioco, all'epoca disabitate. Permesso accordato, e così nacquero gli attuali paesi di Carloforte e Calasetta, tutt'ora profondamente legati alle origini dei loro fondatori, come si può appurare visitandole. Qui tutto 'parla' ligure: l'urbanistica, con i caratteristici 'carrugi', la cucina, il dialetto, e in un certo modo anche le abitudini. Ma quelli sardi non sono gli unici centri fondati dai tabarchini nel Mediterraneo. C'è anche la città di Nueva Tabarca-Alicante, al largo della costa spagnola, che si è unita alle altre per chiedere all'Unesco il riconoscimento della 'nazione' tabarchina come Patrimonio immateriale dell'Umanità.

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